Tour 2003: CANADA

1. Québec     2.Province Marittime

Da Montreal ad Halifax -Km.: 1650 -giorni: 19 (2 di riposo...)       - Periodo: Luglio 

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Ci sono altre foto in (ben...) due album: Québec  e  Province Marittime

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Sul lato atlantico dell’ America del Nord, tra l’immensità deserta delle regioni sub-artiche, e la megalopoli da 100 milioni di abitanti che si estende dalla costa dell’oceano ai grandi laghi, e comprende città come Toronto, Boston, New York, Filadelfia, Washington e Chicago, una fascia abbastanza stretta si interpone quasi a fare da cuscinetto. Non proprio selvaggia, certamente non urbanizzata, rappresenta un’oasi dove tutto è, per così dire, “ben temperato”...: il clima (almeno in estate…), la natura, la civiltà... insomma, il proverbiale  (quasi buddista…) “giusto mezzo”, una destinazione, nel caso non l’aveste ancora capito, ideale...

 

Questa fascia comprende, oltre alla parte più settentrionale degli stati americani del New England, le Province canadesi del Québec, e le cosidette marittime: Nuovo Brunswick, Prince Edward Island, Nuova Scozia, e Terranova. In queste regioni si stà sviluppando da qualche tempo una civiltà della bicicletta dalle caratteristiche quasi “europee”. Soprattutto nel Québec, che si stà dotando di una rete di piste ciclabili, la Route Verte, già discretamente sviluppata soprattutto nelle città, come Montreal e Québec City, e nelle immediate periferie. Ovviamente, le distanze costituiscono ancora un ostacolo al completamento dei progetti in cantiere: il Canada non e’ l’Olanda, la Nuova Scozia da sola è più grande... Però qualcosa si stà muovendo, in queste zone del Nord America il dominio incontrastato del veicolo a motore stà subendo il primo vero tentativo di opposizione, e, soprattutto, la gente ha abbracciato questa rivoluzione con autentico entusiasmo.

 

Il Québec.

 

La prima parte del viaggio si svolge in Québec, una regione ricca di storia che rappresenta, oltretutto, lo zoccolo

duro del quarto (in ordine demografico, e con poche prospettive di rimontare la classifica, visto che il Brasile conta oltre 100 milioni di persone che parlano portoghese…) dei nuclei linguistici importati dal vecchio al nuovo continente: quello francofono. Su questo fatto soltanto ci sarebbe moltissimo da dire, e non solo perchè tra le varie lingue di provenienza europea parlate nel continente Americano il francese è quella, ammettiamolo, della quale più facilmente ci dimentichiamo... Ma anche perchè, com'era del resto inevitabile, in America la lingua francese ha dato luogo ad una cultura del tutto originale, a cominciare dal modo di parlare: il francese parlato in Canada non è meno diverso da quello di Parigi di quanto l’inglese di Bush lo sia da quello di Blair, lo spagnolo del centro-sud america da quello di Madrid, e il portoghese brasiliano da quello di Lisbona. Ma fino a poco tempo fa' (fino all'arrivo sulla ribalta internazionale di Céline Dion, per essere esatti…) erano pochi gli europei che avevano avuto l’occasione di ascoltare qualcuno parlare con l’accento del Québec...

Purtroppo, su questo argomento ho speso già troppe parole, in questa pagina si dovrà parlare soprattutto di bici... ma va accennato subito almeno al fatto che il Québec non è l'unica provincia canadese dove si parla il francese, e su questo torneremo più avanti.

 

Giorno 1: Montreal-Berthierville: 90 km.

 

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Di nuovo, se questo non fosse un sito dedicato al cicloturismo, con l’accento sul ciclo, ci sarebbe molto da dire su Montreal, seconda città francofona del mondo per numero di abitanti e, nel Nord America, certamente una di quelle dove si vive meglio. In ordine rigorosamente cronologico, accenno solamente a come è trascorsa la vigilia del viaggio: al Festival del Jazz (per la serie: divertiamoci adesso perche’ il futuro e’ incerto...). Nell’area chiusa al traffico creata attorno all’immenso complesso della Place des Arts, ci sono almeno cinque o sei palchi sui quali si esibiscono artisti di provenienze (e anche generi musicali, nonostante il titolo del Festival parli genericamente di Jazz) diverse. Un paio di questi espaces sono veri e propri stages da megaconcerto, debitamente sponsorizzati da grandi compagnie multinazionali. Tutti gli eventi sono affollatissimi e, in gran parte, gratuiti. I biglietti per quelli a pagamento sono esauriti da settimane.

 

Essendo rimasto abbastanza sobrio, consapevole degli impegni ciclistici, il giorno seguente riesco ad alzarmi all’ora prevista e a partire per la prima tappa di questo (lungo, si puo’ dire?... ma si’!) viaggio. Per fortuna è sabato, e non c’è molto traffico. Ci sono solo un paio di isolati (l’ unita’ di misura dei percorsi urbani in tutto il Nord America) da percorrere prima di ritrovarsi sulla pista ciclabile, poi è tutto dritto fino al porto e, da qui, girando ad angolo retto verso est, sempre dritto di nuovo per uscire dalla città.  Le città americane sembrano molto piu’ facili da girare rispetto a quelle europee (vedi il racconto del viaggio in Svezia). Solo nella zona del porto ho un attimo di indecisione e finisco per percorrere un tratto dell’ avenue Notre-Dame. Ad un semaforo però riesco a vedere che la pista ciclabile si trova dall’altro lato della strada, perciò, dopo aver attraversato, se non ricordo male,  cinque corsie (più le cinque della carreggiata opposta), la raggiungo e proseguo verso la periferia in direzione est. Il paesaggio a questo punto è totalmente urban-industrial-nord americano, magari non bello ma comunque imponente: dietro di me i grattacieli del centre-ville, davanti a me lo spettacolare ponte Jacques Cartier, e, sulla destra, più  suggestivo di tutti ovviamente, il fiume San Lorenzo. Già, il San Lorenzo fa talmente parte di questo viaggio che rischio quasi di darlo per scontato: sarà sempre visibile, o giusto dietro l’angolo, per i prossimi 800 km.! 

 

La pista ciclabile segue il fiume fino all’estremità dell’isola (la più grande dell’arcipelago di Hochelaga, il nome

 Mohawk di queste isole) sulla quale è costruita Montreal. La maggior parte dell’isola è occupata dai sobborghi della città, e solo moderatamente interessante. In alcuni tratti la pista costeggia il fiume percorrendo aree attrezzate a parchi. Poco prima della confluenza tra la Rivière des Prairies, che delimita il lato Nord dell’isola, e il San Lorenzo, si attraversa il ponte Le Gardeur per ritrovarsi sul "continente", a Repentigny. Qui la pista ciclabile finisce e il percorso continua sulla Route 138, la strada che porta a Québec City. Dopo la costruzione dell’ A-40, la 138 è soprattutto una strada per il traffico locale. Al tempo stesso, segue l’antico percorso del Chemin du Roi, la strada che collegava Montreal a Québec City prima della Rivoluzione Francese, di quella Americana e... della conquista inglese del Canada. Parallela ad essa (in realtà, per la maggior parte , su di essa) corre il percorso ciclabile della Route Verte. La pista chiusa al traffico per ora si limita in gran parte agli attraversamenti dei centri abitati e a qualche deviazione nella campagna. Sono quasi arrivato a Berthierville quando all'orizzonte si forma un imponente e minaccioso cumulonembo, che comincia ad avvicinarsi rapidamente, preceduto da un vento fortissimo che mi investe direttamente in faccia. Con questo vento è impossibile raggiungere Berthierville prima che l'acquazzone si scateni. Fortunatamente lungo la 138, in questa zona ancora "vicina" a Montreal, ci sono sempre delle case, e in Canada le porte delle case sono sempre aperte, come sa chiunque abbia visto Bowling a Columbine

 

Giorno 2: Berthierville-Trois Rivières: 80 km.

 

Berthierville, una piccola cittadina come tante in questa parte, relativamente abitata, del Québec, ha però la

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 distinzione di aver dato i natali a Gilles Villeneuve, e il pellegrinaggio al piccolo museo costruito per ricordare il grande campione è praticamente obbigatorio, specialmente per un italiano, e ancor di più per un italiano che abita a 30 km. da Maranello…  Uscendo da Berthierville verso est sulla 138 si entra nel Québec rurale, una regione di piccoli villaggi e grandi fattorie, dove il paesaggio naturale è caratterizzato soprattutto, oltre che dalle coltivazioni, dalla presenza, prevedibile del resto, di imponenti aceri. L'importanza di queste piante, oltre a quella di essere diventati l'emblema del paese, è quella, per i ciclisti, di fornire l'unica ombra disponibile in una regione per il resto battuta da un sole abbastanza implacabile (fortunatamente qualche nuvoletta passa di tanto in tanto)…            Certo il Canada nella mia immaginazione doveva essere più ombreggiato. Non che sia un grosso problema… anche se sono praticamente obbligato a viaggiare nelle ore più calde della giornata.  E il rimedio è anche presto trovato: i frappé (e, quando non ci sono gelaterie in vista, i cappuccini ghiacciati della catena Tim Horton) che costituiranno una parte integrante della mia dieta fino al termine del viaggio.  Prima di arrivare a Trois Rivières, il San Lorenzo si allarga a formare il suggestivo lago St. Pierre. Vista l'ora e il caldo, approfitto della prima area di sosta lungo la riva per godermi la giornata estiva. La decisione è azzeccata, perché da qui in poi il bordo del lago diventa praticamente inaccessibile, essendo occupato in prevalenza da proprietà private e campeggi. Trois Rivières è una cittadina interessante ed animata, anche se in pratica la… movida si concentra soprattutto nella via principale, la rue des Forges, e nella zona pedonale che costeggia il fiume, particolarmente suggestiva. L'ostello, situato in una graziosa e accogliente villetta, a due passi dalla piazza principale e dalla alla rue des Forges,  è già fuori dalla portata del brusio della folla e del traffico. Eppure Trois Rivères è il più grande e importante centro abitato tra Montreal e Québec City, e qui si trova anche l'unico ponte sul San Lorenzo tra le due città di cui sopra (distanti oltre 300 km…).  Trois Rivières era già la principale tappa intermedia del Chemin du Roi, e ha conservato anche qualche monumento dell'epoca.

 

Giorno 3: Trois-Rivières - Neuville: 100 km.

 

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Questa tappa è relativamente lunga, anche se non abbastanza lunga per arrivare a Québec City (mancherebbero solo 30 km., ma ho deciso di arrivare con calma a questa destinazione importante). Nel percorso di oggi il San Lorenzo è protagonista incontrastato, la strada è spesso in vista del fiume (sulla cartina, la 138 costeggia sempre il S. Lorenzo, ma il Canada è grande, e in certi punti la distanza può essere anche di alcuni chilometri…). Man mano che ci si avvicina a Québec City, il percorso si fa più ondulato, fin'ora era stato praticamente sempre piatto. Le rive del fiume si fanno più alte e ripide, e le vedute più spettacolari. Ci sono molti punti interessanti che più o meno si equivalgono per cui è sufficiente menzionarne uno: Deschambault, dove un' area particolarmente panoramica a picco sul fiume è dominata da un'imponente e particolarmente elegante edificio ecclesiastico, opera di uno dei componenti della famiglia Baillargé, una vera e propria dinastia che ha dominato l'architettura della regione per quasi tre secoli. L'interesse di Neuville è meno evidente a prima vista, a parte il fatto di avere un club velico e numerosi B&B, ma il mio padrone di casa mi fa notare come nel paese ci siano diverse dimore classificate patrimonio storico. Il villaggio serviva già da residenza di campagna (…) alla borghesia benestante di Québec City, che aveva fatto fortuna nel XIX secolo col commercio del legname.

 

Giorno 4-5: Québec-City (Neuville - Québec-City: 30 km.)

 

Dopo una confortevole notte passata a Neuville (con la prospettiva di due notti da passare nell'ostello a Québec

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 City, pieno in ogni ordine di posti a causa del Festival d'Eté, un soggiorno che comunque si rivelerà molto meno disagiato del previsto), l'approccio a Québec City è sufficentemente breve da permettermi di organizzare con calma il soggiorno in questa bellissima città,  che rappresenta senz'altro una delle mete più interessanti del viaggio, anche perché il soggiorno in questione si svolge nei giorni del Festival, che rappresentano il clou dell'estate a Québec dal punto di vista turistico, culturale e… mondano!. Nonostante la presenza di centinaia di ospiti, l'ostello riesce a mantenere un livello sorprendente di ordine e quiete. Nella camerata da 10-12 letti, per giunta piuttosto piccola, e naturalmente completa, sono riuscito ugualmente a dormire come un pascià. Oltretutto, dopo aver completato l'orientamento nella città, mi accorgo che l'ostello, percorrendo la strada giusta nel dedalo di viuzze della città vecchia, non dista più di 5 min. a piedi dall' Hotel Frontenac.  Come tutti sanno, Québec City è la città rinascimentale europea… del Nord America. I turisti americani  che l'assalgono in massa vengono qui proprio alla ricerca di quella Francia che molti di loro non si possono permettere. E da questo punto di vista, persino un europeo deve ammettere che Québec City davvero non delude. Questa è anche la città dove fu decisa la sorte del Canada francese, al termine della breve sfida tra il Marchese di Montcalm  e il generale Wolfe, nella quale entrambi persero la vita. Essendo però gentiluomini in un'epoca in cui le virtù sociali erano prominenti, pensarono bene di invitare al massacro qualche migliaio dei rispettivi compatrioti. Il risultato del sanguinoso episodio, comunque, che si svolse sulle alture che dominano il san Lorenzo, appena fuori le porte della città vecchia, in un luogo conosciuto come Piane di Abraham, fu duraturo e una delle conseguenze che si possono vedere ancora oggi è il ritratto di Lizzy Windsor sulle banconote canadesi.

Oggi Québec City ha un'aria molto più pacifica e cosmopolita, e mai così tanto come durante i giorni (e le notti…) del festival. Gli eventi vanno dalle esibizioni di buskers per le vie del centro storico, e soprattutto sull'animatissima promenade Dufferin, che si presta splendidamente, ai concerti negli Espaces, i palchi supertecnologici sponsorizzati da compagnie multinazionali. I generi vanno dal più locale (anche Céline Dion  ha cominciato così…) alla World Music, per una volta non soltanto un'etichetta, visto che qui arrivano davvero gruppi da tutto il mondo (inclusa l'Italia).

 

Giorno 6: Québec City- St.Jean-Port-Joli: 100 km.

 

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Questa tappa inizia con la breve, ma suggestiva (testimoniata da  più di una foto in queste stesse pagine…) traversata da Québec City a Lewis, sulla riva destra del San Lorenzo. Oltretutto, i passeggeri del Traversier, sono in maggior parte ciclisti. Nota: i traghetti, in Québec, fanno parte di un'antica e onorata tradizione, essendo stati per lungo tempo l'unico mezzo per attraversare il fiume. Le tecnologie che hanno reso possibile la costruzione dei ponti sono relativamente recenti, viste le distanze da superare (persino a Kebec, che, a quanto pare, significa in algonchino: "il punto dove il fiume è più stretto"…) Comunque sia, l'attraversamento del fiume è un fatto sufficentemente notevole da rappresentare una svolta nel viaggio: da qui ci sono altri 300 e più chilometri da percorrere prima di lasciare definitivamente le rive del grande fiume. Tutta la regione fino alla Gaspesia, la penisola selvaggia che penetra profondamente nel Golfo del San Lorenzo, è chiamata genericamente "basso" S.Lorenzo. Dal punto di vista amministrativo, la prima parte dell'itinerario si svolge nella regione chiamata Chaudière-Appalaches che si estende a sud verso le montagne fino al confine (neppure tanto lontano), con il Vermont. Man mano che si procede verso est la riva opposta (d'ora in poi quella sinistra) si allontana, anche se nel primo tratto l'effetto ottico è piuttosto l'opposto: in realtà la sponda vicina appartiene ad un isola, l'Ile d'Orléans, la più grande tra le decine sparse nel corso del fiume da qui al delta. Al di là dell'isola si vedono le alture di Charlevoix, la regione aspra e montuosa a nord del fiume, che avrebbe rappresentato un possibile percorso alternativo per recarsi in Gaspesia, oltretutto più suggestivo. Ma il tracciato è più impegnativo, e la traversata in un punto dove, a differenza di Québec City, il fiume non è più stretto… (e perciò richiede almeno tre ore di traghetto), avrebbe comportato probabilmente un giorno di viaggio in più, scombussolando così la mia già risicata tabella di marcia.  Da Lewis a St.Jean-Port-Joli il tracciato è praticamente piatto, ci sono solo un paio di côtes dalle quali però la vista spazia letteralmente fino a dove lo permette la curvatura del globo… dagli Appalachi in direzione Sud, alle colline Monteregiennes a Ovest, alle alture della Mauricie a Nord, e, dritto davanti a me,  al punto in cui il fiume comincia ad allargarsi nel suo immenso estuario che annuncia a sua volta il Golfo, un braccio di mare grande quanto il Tirreno… La vista abbraccia così non solo tutto il percorso della tappa di oggi, ma anche buona parte di quella successiva, quasi 200 km.

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La fascia costiera è prevalentemente rurale, i terreni coltivati si estendono perpendicolarmente in lunghe strisce dalla riva del fiume verso l'interno, seguendo tuttora il sistema  di lottizzazione istituito dai primi coloni francesi. I villaggi più piccoli sono raccolti attorno alla stazione di servizio e/o all'immancabile Depanneur, versione franco-canadese dei Convenience Stores nord-americani. I centri abitati più grandi sono dominati in genere da chiese dall'apparenza un pò "sovradimensionata", testimoni di un passato recente in cui l'influenza della Chiesa cattolica da queste parti non era molto inferiore a quella esercitata in paesi come la Polonia o l'Irlanda.  Solo negli agglomerati principali (quelli che superano il migliaio di abitanti…) si trovano supermercati, caffetterie, ristoranti, e gli immancabili McDonald's o Tim Horton's. St.Jean-Port-Joli, pur non superando il fatidico numero, ha almeno un paio di buoni ristoranti, un numero superiore alla media di negozi di artigianato tipico, una chiesa dall'interesse storico e artistico egualmente superiore alla media. Il tutto dovuto anche all'attrazione turistica  esercitata dal luogo, particolarmente suggestivo, come anche il nome lascia presagire, sulla riva del fiume.

Giorno 7: St.Jean-Port-Joli-Rivière-du-Loup: 95 km.

 

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La giornata inizia sotto un cielo coperto, che si manterrà praticamente tale fino alla sera, aspettando però misericordiosamente il mio arrivo prima di far cadere la prima goccia di pioggia (favore che non si ripeterà il giorno seguente, ma non anticipiamo gli eventi…). La temperatura comunque si mantiene gradevole. Com'era prevedibile e come si sarà già forse capito, in Canada il paesaggio non cambia così spesso, e la prima parte della tappa di oggi ripete più o meno le caratteristiche del giorno precedente. Solo verso la metà del percorso si comincia a vedere qualche cambiamento sotto forma di un terreno più… ondulato. La fascia costiera diventa più stretta e scoscesa, la riva opposta continua ad allontanarsi, e su quella vicina cominciano a diventare visibili gli effetti delle maree. Da questi deriva il nome indiano di una delle località più interessanti della tappa di oggi: Kamouraska (significa: “dove ci sono giunchi sulla riva del fiume...”). Il nome di questo villaggio ha finito per diventare quello di un particolare stile architettonico, il "tetto Kamouraska", un modo particolare di costruire il tetto di legno a due spioventi dei cottages nord-americani (la casina piccolina in Canada…), per cui lo spiovente presenta una curva concava, un po' tipo pagoda ma meno accentuata. Nel villaggio si trova, prevedibilmente, una notevole concentrazione di case costruite con questo particolare tipo di tetto. Rivière-du-Loup, con 15.000 abitanti è il centro principale del basso San Lorenzo. Costruita su un ripido pendio che digrada verso il fiume, terminando in una rupe scoscesa dal quale precipita, oltretutto, una spettacolare cascata formata da un affluente del San Lorenzo, presenta l'ulteriore vantaggio di avere uno dei pochi  ostelli disponibili lungo il percorso (vista la densità di popolazione da queste parti, non si può pretendere di trovarne sempre).  L'ospitalità dei B&B in Canada è impeccabile, ma gli ostelli non  solo sono molto più economici, rappresentano anche un luogo dove incontrare gente, una cosa che si apprezza particolarmente quando si viaggia da soli, e per di più in bici. Da questo punto di vista l'ostello di Rivière-du-Loup si rivela un posto ideale:  molti degli ospiti sono ciclisti, tra questi Tony, un giapponese intento a completare un ... altro viaggio di oltre 5000 km. (dopo quello coast-to-coast, fatto qualche anno prima), e una coppia di australiani attrezzati con una versione ciclistica dei road trains di casa loro (semirimorchio e tutto il resto…). Curiosità: io e la signora australiana scopriamo di avere lo stesso identico modello di scarpe… di marca giapponese! La globalizzazione non risparmia i ciclisti…

 

Giorno 8: Rivière-du-Loup - Bic: 105 km.

 

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La sera precedente si era scatenato un violento acquazzone, fortunatamente dopo che avevo già raggiunto l'ostello. Oggi la giornata inizia calda e soleggiata, e la conclusione, come accade spesso in questi casi, non sarà altrettanto felice… Questa è la terza ed ultima tappa che si svolge completamente lungo il San Lorenzo.  L'aria che proviene dal fiume comincia ad avere l'odore salmastro e la temperatura gelida della brezza di mare, e il contrasto con la calura sulla riva assolata non promette nulla di buono. Ma fino a metà della giornata il risultato non è nulla di più minaccioso che un succedersi di nuvole candide che si formano e si dissolvono mitigando, nelle ore più calde, la calura del sole. Il traffico, in confronto, è molto più preoccupante: questo week-end, infatti, segna l'inizio delle vacanze "della costruzione", due settimane nelle quali tutto il Québec va in ferie. E la strada che stò percorrendo, la 132,  è quella "del mare", che porta alle spiagge della Gaspesia e delle Province Marittime. Inoltre, da quando ho lasciato Québec City le condizioni delle strade lasciano sempre più a desiderare,  e il bordo, in particolare, è asfaltato solo a tratti, per cui spesso sono obbligato a pedalare a sinistra della riga bianca, un esercizio un po' rischioso, viste le dimensioni di alcuni dei veicoli che transitano: i camper, o RV come li chiamano qui, possono essere grossi come pullman. In più gli automobilisti da queste parti non hanno del tutto l'aria di essere abituati ai ciclisti, alcuni sembrano presi dal panico… Dopo la pausa-pranzo a Trois-Pistoles, avrei la possibilità, rara da queste parti, di lasciare del tutto la strada e seguire un percorso ciclabile che segue da vicino la costa, addentrandosi nella riserva naturale della cosidetta "Costa dei Baschi" (un altro toponimo che indica come il mare sia sempre più vicino: i pescatori e balenieri Baschi hanno frequentato per secoli le coste atlantiche del Canada, dal Labrador alla Nuova Scozia, e si spingevano fin qui quando le condizioni metereologiche nel Nord Atlantico si facevano particolarmente mefitiche).  Il percorso è suggestivo, ma la riva in questa zona è tortuosa per cui la tappa si allunga troppo, inoltre il fondo stradale non solo non è asfaltato, ma neppure sterrato: è tutto di ghiaia, non proprio l'ideale. Alla prima occasione ritorno sulla 132, rinunciando definitivamente all'idea di seguire qualsiasi percorso ciclabile, anche perché la discesa verso la costa è ripida, e altrettanto la risalita sulla strada… Del resto la mia meta dovrebbe essere tale da non farmi rimpiangere di aver mancato qualcosa lungo la strada: il Parco di Bic è uno dei pochissimi (un paio in tutto) Parchi nazionali lungo l'intero percorso, di dimensioni ridotte (uno dei più piccoli del Canada), ma proprio per questo ideale da visitare in bicicletta. Purtroppo, proprio quando sono praticamente arrivato all'ingresso del parco, le nuvole che si sono addensate per tutta la giornata formano una coltre compatta e inizia a piovere. Ben presto diluvia, per cui decido che la cosa migliore da fare è raggiungere la Gîte dove ho prenotato la camera, che dovrebbe essere appena oltre l'uscita del paese (ma il paese, pur contando solo qualche centinaio di abitanti, si stende su cinque km…). Alla fine la decisione si rivelerà perdente: se avessi aspettato un'oretta, avrei visto tornare il sole, e probabilmente sarei riuscito a visitare il parco prima della chiusura. In realtà, anche se questa pioggia aveva  l'aria di durare per giorni (coltre bassa, niente vento, acqua a catinelle e persino nebbia), durante tutto il mio soggiorno in Canada non ho mai trovato del cattivo tempo che sia durato più di un'ora. Ma per imparare qualsiasi cosa bisogna avere il tempo, e il risultato è che non sono riuscito a vedere il parco di Bic.

 

Giorno 9: Bic - Amqui: 120 km.

 

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Oggi lascio definitivamente il san Lorenzo, arrivando alle porte della Gaspesia, che però sfiorerò soltanto, percorrendo la vallata che ne segna un pò il confine occidentale, quella del Matapedia. Riesco però a visitare un ultimo punto di interesse, il faro della Pointe-au-Père, poco dopo Rimouski, con oltre 30.000  abitanti, l'unica vera cittadina del basso San Lorenzo (ma oggi, Domenica, praticamente un deserto…).  Immediatamente al largo del punto dove sorge il faro ebbe luogo il naufragio dell' Empress of Ireland, una tragedia che fece più vittime di quella del Titanic, avvenuta appena due anni prima. L'evento è ricordato in un vicino museo (purtroppo nel mio itinerario lo spazio -o meglio: il tempo…- per queste cose è limitato: la tappa di oggi poi è particolarmente lunga), dove vengono illustrati comunque anche aspetti positivi del rapporto tra la gente di queste parti e il mare (già, perché l'acqua dell'estuario è ormai salata quasi come quella del mare). Dopo il faro ci sono ancora un paio di villaggi turistici, i primi della Gaspesia, St.Luce  St.Flavie , dopo i quali imbocco una diramazione a destra (curiosamente, la "nuova" strada continua a chiamarsi 132…) addentrandomi (e arrampicandomi) definitivamente nell’interno, lasciandomi il fiume definitivamente alle spalle. La penisola della Gaspesia costituisce la zona più remota e selvaggia del Québec a sud del San Lorenzo. L'interno in particolare, a parte un paio di strade, è ancora completamente disabitato e, prevedibilmente, ricoperto da foreste. Le strade di cui sopra seguono in genere il corso dei fiumi, come il Cascapedia e il Matapedia, fiumi, a loro volta, fra i più ricchi al modo per quel che riguarda la pesca al salmone. La vallata del Matapedia inizia con una salita fino a raggiungere l'omonimo lago, dal quale nasce il fiume. Dal lago verso sud la valle scende di nuovo seguendo il fiume fino al Nuovo Brunswick. La tappa di oggi è la parte in salita, per arrivare al lago e ad Amqui, il centro principale della vallata, che sorge lungo le rive del lago (i nomi dei luoghi, come si può immaginare, sono tutti Mic-mac, la "prima nazione", come dicono oggi i Canadesi, insediata qui prima dell'arrivo degli europei).  La salita comunque, pur essendo lunga, non è certo ripida, in venti chilometri non si superano i duecento metri di dislivello… anche se contando i saliscendi il totale ammonta probabilmente a più del doppio, comunque sempre abbordabile. Fino al lago il fondo della valle ai bordi della strada è ancora spesso coltivato. Dopo il villaggio di St.Moise, uno dei punti più elevati del percorso, dal quale non a caso si gode uno stupendo panorama sui boschi circostanti per chilometri all'intorno, la strada inizia già a scendere verso il lago, che a un certo punto si scorge a sua volta, al centro di un'ampia vallata, una veduta che conclude degnamente il percorso di questa giornata. Il lago Matapedia ha dimensioni ragguardevoli, e lungo le sue rive offre numerosi scorci suggestivi nei quali densi boschi si specchiano nelle sue acque immobili: tra questi, quello che si vede dalla finestra della mia camera nell'agriturismo che mi ospita appena fuori Amqui.

 

Fine prima parte

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