1.   Utah, Arizona

2. California

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La prima parte di questo itinerario americano si svolge attorno al Gran Canyon, l' enorme fenditura della crosta terrestre creata dal fiume Colorado, che, a cominciare dal confine occidentale dell' omonimo stato, si estende per quasi 400 chilometri in direzione Sud-Ovest attraversando dapprima lo stato dello Utah, per poi passare in Arizona, e giungere fino al confine col Nevada all' altezza della Diga Hoover. Da qui il Colorado devia in direzione sud, dove, attraversando un paesaggio molto meno spettacolare e drammatico di quello del Canyon, segna il confine tra Arizona e California fino a sfociare nel mare del Golfo di California.

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Punto di partenza e di arrivo di questo itinerario lungo piu' di 1000 km. e' Las Vegas, l' unica grande citta' in questa zona fra le meno densamente popolate degli Stati Uniti. Le citta' piu' vicine di dimensioni paragonabili, come Phoenix, Denver, e Salt Lake City, distano da 400 a quasi 1000 chilometri. Non passiamo molto tempo a Las Vegas, ma in questa citta' dove gli orologi sono banditi trascorrere un ora o una settimana non sembra fare molta differenza. Visti da vicino, i monumentali Casino' assomigliano quasi a smisurati carri di carnevale, piu' che a veri edifici, tanto risulta evidente la scarsa qualita' dei materiali impiegati e l' approssimazione nelle finiture e nei dettagli. Avendo tratto pienamente vantaggio da cio' che Las Vegas puo' offrire di meglio (autonoleggi dalle tariffe competitive e con ampia disponibilita' e scelta di veicoli), e fatto quel che si puo' per il resto (ci sono posti migliori per smaltire il fuso orario), partiamo in direzione nord-est sulla Interstate 15. Ben presto (si fa per dire, visto che abbiamo gia' percorso un centinaio di chilometri) entriamo nello Utah, e raggiungiamo la nostra prima destinazione: lo Zion National Park.

 

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Furono i mormoni, nel loro esodo verso ovest alla ricerca di una terra dove praticare in pace la loro religione, a dare a questo luogo il suo nome biblico, anche se, ironicamente, la toponomastica attuale ha finito per capovolgere il senso della frase pronunciata dalla loro guida spirituale, Brigham Young, secondo la quale il posto in questione, per quanto bello, "non era Sion". I mormoni continuarono il loro viaggio in direzione nord, e non si puo' dar loro torto per aver preferito altri lidi a questa terra tanto bella quanto ostile, dove le temperature oscillano dai quasi 40 gradi estivi ai -40 invernali, l' acqua e' scarsa e sovente non potabile, e la natura accidentata del terreno e' d' ostacolo alle comunicazioni e all' agricoltura. Il turismo, naturalmente, sarebbe arrivato solo circa un secolo piu' tardi. Per decine di secoli addietro questa terra sostenne solo le poco numerose popolazioni indigene, dedite soprattutto alla caccia e alla raccolta. (A differenza delle popolazioni a sud del Gran Canyon, che praticavano l' agricoltura e la pastorizia). Gli ultimi in ordine di tempo, gli Utes, hanno dato il nome a tutto il territorio.

 

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Oggi i turisti accorrono in massa per ammirare questo gioiello naturale, che assieme al Bryce Canyon e ad Arches costituisce una delle principali attrazioni dello Utah meridionale, la zona che costeggia il bordo nord del Gran Canyon, un territorio dai paesaggi unici e incredibili. La caratteristica del Zion N.P. sono i profondi canyons e le spettacolari e imponenti formazioni di roccia calcarea, dai colori di fiamma. Le piu' celebri, dai nomi suggestivi quali Grande Trono Bianco, Torri della Vergine, e Tempio di Sinawawa fanno da cornice allo Zion Canyon, la lunga gola formata dal Virgin River. Queste pareti verticali alte spesso 600-700 metri formano l' orlo di un altopiano la cui altezza media sul livello del mare e' attorno ai 2000 metri. Il che spiega la notevole differenza di temperatura con il fondo torrido del Canyon, come possiamo constatare addentrandoci su uno dei numerosi sentieri, l' East Rim Trail, che, attraverso il suggestivo Echo Canyon conduce ai quasi 2000 metri dell' Observation Point. Come si puo' intuire dal nome, da qui la vista abbraccia l' intero Canyon, col nastro argenteo del Virgin river che spicca tra il verde cupo della vegetazione che ne ricopre il fondo.

 

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Dopo aver fatto sosta a Kanab, uno dei pochi piccoli paesi sparsi in questo territorio di diverse migliaia di chilometri quadrati, riprendiamo il viaggio il giorno seguente sempre verso est per visitare il Bryce Canyon. Definito dal suo scopritore Ebenezer Bryce, "il peggior posto al mondo dove perdere una mucca", questo sito unico deve la sua indiscutibile attrattiva, e la sua fama, alle centinaia di sottili guglie di pietra, chiamate hoodoo, che ne ricoprono le pareti scoscese. Formate nel corso dei secoli dall' azione combinata del vento, delle precipitazioni, e del contrasto climatico fra le estati torride e gli inverni polari, sono solo un esempio dei fenomeni erosivi che hanno contribuito, con la loro varietà e i loro effetti sorprendenti a fare dello Utah meridionale un luogo unico al mondo.

 

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Abbiamo modo di ammirare un' ampia selezione della gamma di spettacoli naturali offerti da questa regione quando, dopo aver lasciato Bryce nel primo pomeriggio, affrontiamo un lungo trasferimento di oltre 400 chilometri (!) attraverso una delle parti piu' solitarie e remote di questa terra disabitata. La presenza umana in questo spazio immenso e' limitata alle macchine che sfrecciano sulla autostrada e ad un paio di piccoli paesi. Uno di questi, Escalante, e' la porta dello Grand Staircase-Escalante National Monument, l' ultima riserva naturale in ordine di tempo creata dal governo federale, ed anche la piu' selvaggia e remota, quasi 7000 km. quadrati senza strade ne' centri abitati, dove ci si puo' addentrare solo in fuoristrada o, in alcuni punti, a cavallo o a dorso di mulo, naturalmente dopo essersi approvvigionati di tutto punto alla partenza, precauzione indispensabile per evitare di mettere a repentaglio la propria sopravvivenza.

 

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Il paesaggio nel quale corre la strada che percorriamo non e' molto piu' domestico. Ad un certo punto il nastro d'asfalto inizia una ripida picchiata in mezzo ad un deserto di rocce e arbusti al di la' del quale appare, ad una distanza che sembra immensa, una catena di colline. Per raggiungerle impieghiamo oltre un' ora, e le colline, naturalmente, sono montagne, che superano, con la cima del Blue Bell Knoll, i 3000 metri di altezza. Man mano che saliamo il paesaggio cambia completamente, assumendo un aspetto decisamente alpino. Attorno a noi si stende una foresta di conifere, parte di un vasto territorio demaniale, la Dixie National Forest. Oltrepassate le montagne la strada scende di nuovo fino a quando, all' improvviso, ci troviamo il cammino sbarrato da una impressionante barriera di pareti di roccia calcarea dai brillanti colori ocra e arancio. E' il Capitol Reef, che si stende per piu' di 150 chilometri da qui fino al bordo del Gran Canyon, ed e' oggi un altro dei tanti parchi nazionali.

 

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Sembra impossibile che ci possa essere una strada attorno a questo muro di pietra, eppure ad un certo punto, la barriera rocciosa si apre come le quinte di un teatro e ben presto la vediamo allontanarsi alle nostre spalle. Dopo altri 100 chilometri di quello che sembra un interminabile rettilineo in mezzo ad una pianura della quale non si vede la fine, arriviamo a Green River, che, nonostante il nome, si trova nel posto dall' aspetto piu' desolato che finora ci si stato dato di incontrare.

 

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Dopo aver pernottato a Green River, il giorno seguente partiamo per raggiungere l' Arches National Park, l'altra delle meraviglie create in questa regione dall' azione erosiva degli agenti climatici, con risultati ogni volta diversi e sorprendenti. In questo caso si tratta di oltre 1500 archi di pietra, dalle forme piu' diverse, alcuni imponenti e monumentali, altri delicati e dall' apparenza talmente fragile da dare a ciascun visitatore l' impressione che potrebbe essere l' ultimo a vederli in piedi (in effetti, questo sara' il destino di tutti gli archi... tra qualche millennio). Una trentina di questi sono abbastanza famosi e suggestivi da essere stati battezzati con un nome, come il Double Arch, il Landscape Arch, e il piu' famoso di tutti, il Delicate Arch, reso noto tra l' altro da alcune campagne pubblicitarie. Del resto Arches N.P. e' un set celebre per i films western e le loro varianti moderne. Qui sono state girate alcune scene di Thelma e Louise. Vicino ad Arches si trova la citta' di Moab, capitale della Mountain Bike, ed in generale di tutti gli sport all' aria aperta -outdoors, come dicono qui- praticati da queste parti in puro stile americano (ovviamente), cioe' con una certa dose di spavalderia, avventatezza, e ricerca del rischio.

 

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Teatro di queste avventure e' prima di tutto il vasto, e ancora selvaggio, Canyonlands National Park, posto altrettanto suggestivo ma molto meno "domestico" del piu' noto Gran Canyon, dove i rangers sono sempre all' opera per salvare qualche imprudente che, a causa di un infortunio o semplicemente per aver perso la strada, rischia il collasso e la morte per disidratazione. A sud di Moab entriamo nella regione dei Four Corners, l'unica in tutti gli stati Uniti dove i confini di quattro stati, Utah, Arizona, Colorado e New Mexico si incontrano in un unico punto. Ma piu' che questa circostanza geo-politica sono le sue straordinarie bellezze naturali ad aver meritato a questa regione un nome tutto per se', sovente accompagnato dall' appellativo di "posto piu' bello del mondo"... che non suona poi tanto esagerato.

 

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Facendo una piccola deviazione in Colorado ci fermiamo per la notte a Cortez, ed il giorno dopo ci arrampichiamo sulla vicina Mesa Verde, per visitare l' omonimo parco nazionale, uno dei piu' importanti luoghi archeologici degli Stati Uniti. L'altopiano che sorge sulla Mesa, e le sue scoscese pareti, hanno conservato le vestigia di una delle piu' evolute civilta' precolombiane a Nord del Messico, quella degli Anasazi, che su questi dirupi costruirono i loro straordinari villaggi in muratura, chiamati a volte, in modo piuttosto inesatto (ma di sicuro riferimento per tutti coloro che hanno letto i fumetti di Tex Willer), pueblos. Del resto anche il nome Anasazi non e' originale, bensi' un termine Navajo che significa probabilmente "gli antichi", o forse, "i nemici", o tutti e due... (a loro volta i Navajos non chiamano se stessi, ovviamente, col nome di origine spagnola usato da noi bianchi). Tra i nuclei di abitazioni arroccati sulle pareti della Mesa, alcuni, come Balcony House e Cliff Palace, sono particolarmente ben conservati, e, grazie anche ai recenti restauri, offrono ancora al visitatore che passeggia nelle terrazze, si affaccia nelle stanze intonacate o sul bordo delle grandi e misteriose sale a pozzo di forma circolare, i kiwas, qualcosa dell' esperienza degli originali abitatori che animavano questi villaggi all' epoca in cui gli antenati di Colombo partivano per le Crociate.

 

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Siamo giunti a questo punto all' estremita' orientale del nostro viaggio. Dal Colorado ritorniamo verso ovest costeggiando questa volta il bordo meridionale del Gran Canyon. Poco prima di entrare in Arizona, ed esattamente al confine con la riserva dei Navajos, la piu' grande di tutti gli Stati Uniti, sostiamo una notte nel piccolo paese di Mexican Hat, (letteralmente quattro case, di cui tre sono Motels, ma comunque l' unico luogo abitato nel raggio di cinquanta chilometri), dove la cena comprende la classica bistecca alta tre dita con una montagna di patatine fritte (come avrebbe detto Kit Carson nei fumetti di Tex), e uno stufato di fagioli alla Lo chiamavano Trinità... Il mattino dopo entriamo in Arizona per visitare la Monument Valley, l' icona per eccellenza dell' Ovest americano. La Monument Valley e' anch'essa parco nazionale, ma non degli Stati Uniti (percio' non cercate un "Monument Valley National Park"), bensi' di Dinetah, la nazione Navajo, cioe' dei Dine', come i Navajos chiamano se stessi nella loro lingua (il termine significa semplicemente "gente" o "uomini"). La Monument Valley avrebbe potuto essere resa celebre da centinaia di film western... se non fosse bastato uno solo ad assicurarle fama perenne: Ombre Rosse, di John Ford. Per cui anche sotto il sole cocente di mezzogiorno facciamo del nostro meglio per cercare le famose ombre che hanno dato il titolo al film (piu' che altro per evitare una insolazione, visto che comunque il titolo originale del film era Stagecoach, cioè: la diligenza). A proposito di miti del West, devo almeno accennare al fatto che il Kit Carson della storia (il colonnello Christopher "Kit" Carson, braccio destro del generale Carleton), fu' un personaggio assai piu' ambiguo e controverso del bonario pard di Tex Willer nei fumetti di Bonelli, portando assieme al suo superiore la responsabilita' del tristemente famoso "long walk", la deportazione di circa 8000 Navajos a Bosque Redondo nel Nuovo Messico, dalla quale uno su quattro non fece ritorno.

 

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Occorre circa una mezza giornata di viaggio per attraversare l' immensa riserva Navajo, scendendo tra le formazioni rocciose dai colori brillanti del Painted Desert, per poi risalire verso le montagne della Kaibab National Forest, le cui cime, come lo Humphreys Peak, sfiorano i 4000 metri. Ai piedi di queste montagne si trova Flagstaff, l' unico centro urbano, da quando abbiamo lasciato Las Vegas, che meriti l' appellativo di citta'. Flagstaff e' il principale punto di partenza per la visita al Grand Canyon. Dopo aver attraversato le montagne si giunge sul vasto altipiano del Coconino Plateau, che a sua volta termina bruscamente proprio con il South Rim, il bordo sud del Gran Canyon. Abbiamo lasciato per ultimo, piu' per ragioni logistiche che per scelta vera e propria, questo che dovrebbe costituire un po' il culmine del nostro viaggio. Ma le cose viste fin qui' reggono tranquillamente il confronto con quello che e' uno degli spettacoli naturali piu' celebri del pianeta. Il Sud Ovest americano non e' solo il Gran Canyon, tutt' altro... Con questo non voglio dire che il Gran Canyon sia una delusione, ma certamente i turisti che lo visitano come tappa, magari, tra Disneyland e San Francisco, di sicuro perdono qualcosa... Comunque, se il giudizio estetico e' per forza di cose influenzato da elementi soggettivi, quello basato sui dati numerici lascia pochi dubbi: il Gran Canyon sorpassa di gran lunga le pur monumentali formazioni geologiche che gli fanno da corona in questo immenso territorio: il punto in cui ci troviamo, all' altezza dello storico Grand Canyon Village, dista circa 12 chilometri in linea d'aria dal Bright Angel Point sul lato opposto, il North Rim, dove con un buon binocolo si puo' scorgere la sagoma del Grand Canyon Lodge. Il Phantom Ranch si trova a 1300 metri piu' in basso sul fondo del Canyon. La traversata a piedi richiede in genere due giorni, con la sosta sul fondo praticamente obbligatoria (il che' crea una selezione naturale a causa della necessita' di prenotare il posto con mesi di anticipo). Il viaggio di coloro che tentano la traversata in giornata termina spesso all' ospedale, nei casi meno tragici... Quando lasciamo il Gran Canyon il nostro viaggio e' quasi alla fine. A Flagstaff imbocchiamo la moderna autostrada che, costeggiando a tratti la storica Route 66 resa celebre tra l' altro dai romanzi di Kerouac, attraversa il deserto dell' Arizona prima e del Nevada poi. Dopo aver attraversato il fiume Colorado all' altezza della Diga Hoover, arriviamo di nuovo a Las Vegas, dove ci trasferiamo immediatamente all' areoporto per salire sull' aereo che ci porta a Los Angeles.


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